di Ettore Pellegrini
Riempie d’ orgoglio pensare che nella nostra provincia esistano ben quattro siti dichiarati dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità: ambito riconoscimento per i centri storici di Siena, San Gimignano e Pienza e per il comprensorio della Val d’Orcia, nonché strumento di conoscenza e di valorizzazione del patrimonio storico artistico e paesaggistico di questi luoghi, che potrebbe premiare pure altre aree senesi, come le colline del Chianti, dove fiorisce un’antica civiltà agricola, o come le boscose vallate della Farma e della Merse, dove ancora scorrono acque cristalline e incontaminate. Infatti, tutta la vasta regione che si estende dal canale della Chiana alle coste maremmane è esaltata dal variare del paesaggio nel costante, armonico connubio tra uno straordinario ambiente naturale e le opere sapienti dei suoi antichi abitatori. Qui un’architettura, a volte maestosa, a volte umile, ma sempre esteticamente pregevole e meritevole di studio, offre una lunga, preziosa collana di rocche inviolabili e svettanti torri di guardia, di serene ville signorili e severe pievi romaniche – dove talvolta può celarsi un fondo oro del Trecento – che la storia ha destinato ad impreziosire il territorio ed a costituire un elemento identitario di elevato pregio culturale. Una prerogativa non comune in Italia e in Europa, capace di attirare per molti mesi dell’anno intensi flussi turistici; a volte fin troppo intensi, da rappresentare una minaccia per l’integrità di queste campagne e degli antichi borghi che le costellano.
Un complesso apparato normativo ed istituzionale, che collega gli organi direttivi dell’UNESCO alle amministrazioni locali, sovrintende alla concessione dell’ importante riconoscimento, che non discende dalle raccomandazioni di qualche lungimirante politico, ma parte dal basso, favorito dalle particolari caratteristiche ambientali o dall’alto valore culturale dei siti eletti e che richiede un severo impegno di gestione, finalizzato alla conservazione/valorizzazione dei relativi beni monumentali, artistici e paesaggistici. Un patrimonio che nei casi senesi è tanto ingente, quanto purtroppo fragile e problematico, minacciato da incombenti situazioni di deterioramento e di dequalificazione anche a causa di flussi turistici talvolta fuori controllo.
Tiziana Agostini, filologa e saggista, nonché Governatrice del Distretto Rotary 2000 (Veneto) e opportunamente prima relatrice al convegno, descrivendo il caso di Venezia ha messo in guardia sulla pericolosità delle overdose di turismo, ricordando come i concerti rock tenuti in Piazza San Marco davanti a decine di migliaia di persone abbiano causato non lievi danni ambientali e indicato una strada da non ripetere senza le dovute precauzioni. Per altro, a Venezia l’afflusso giornaliero di visitatori è ormai un problema e dimostra come il successo di un’accorta gestione del sito Unesco non stia nei numeri, me nella capacità di bilanciare le funzioni della promozione con quelle della protezione, perché la tutela di supremi valori culturali – non ultimo l’arredo urbano di Venezia – deve essere anteposta alle ragioni del mero profitto e non può essere assicurata se la popolazione non è consapevole dell’importanza di questi valori e non partecipa alla loro salvaguardia. Indubbiamente non è facile costruire una strategia per Venezia, che ponga in equilibrio valorizzazione e conservazione ed è imprescindibile – afferma la relatrice – dalla conoscenza del patrimonio di valori che qualifica il sito.
La crescita del turismo a Siena, fatte ovviamente le debite proporzioni, non è molto dissimile da quella di Venezia, perché è ormai un dato di fatto che gruppi sempre più numerosi di ospiti affollano le vie cittadine da aprile a ottobre, obbligando, i senesi come i veneziani, a porsi la domanda se questo incremento esponenziale del turismo rechi benefici effettivi alla comunità e se il risultato economico che ne deriva non sia invece corroso dagli inevitabili costi per i danni prodotti da afflussi di visitatori abnormi. Cosa che in genere accade se il fenomeno è subìto e non gestito.
E’ fin troppo evidente che il turismo “mordi e fuggi” non valorizza la nostra città e che si rende necessario tenere sotto controllo il rapporto costi benefici del processo turistico, per prevedere tempestivamente il punto di rottura e per studiare nuovi programmi di accoglienza al fine di incentivare un movimento che sia redditizio senza scontrarsi con le esigenze di tutela del patrimonio storico artistico. Un principio programmatico più volte affermato dalla Agostini e da altri relatori, ma non il solo, perché penso che Siena abbia comunque bisogno anche di una pianificazione della presenza turistica più attenta ai molteplici valori culturali espressi dalla città e più rispettosa dei suoi monumenti, non avendo dimenticato i danni inferti recentemente ad una statua della Cappella di Piazza da un autista disattento.
Eppure, già nel 1309, i nostri antichi concittadini che avevano concepito in volgare le norme statutarie del Comune, affinché fossero ben comprese da tutti, si erano anche preoccupati di inserirvi una dichiarazione di principio: L’allegrezza de’ forasteri non può andar divisa dalla dignità dei cittadini. La proficua e accorta lungimiranza degli antichi legislatori senesi è stata commentata da Duccio Balestracci in una brillante lectio magistralis, nel corso della quale è emerso come le problematiche odierne di Siena in merito all’accoglienza dei visitatori non siano molto diverse da quelle di sette secoli fa. In quegli anni il Comune aveva addirittura istituito la Magistratura dell’Ornato con il compito di controllare l’uniformità strutturale e ornamentale delle facciate dei palazzi afferenti alle principali vie cittadine, che specialmente nei tratti urbani della via Francigena dovevano rispondere a precisi requisiti formali, sia per il decoro urbano, sia per stupire i numerosi forastieri di passaggio; mentre quelli che entravano in città varcando Porta Romana, erano orgogliosamente ricevuti dai monumentali apparati della fortificazione, che, nel 1328, il cronista Agnolo di Tura definiva grande e bella, di gran difizio più che porta che sia in Italia.
Purtroppo a Siena i Magistrati dell’Ornato sono decaduti da molto tempo e dobbiamo inopinatamente assistere anche a casi di incuria e di scarsa attenzione per i beni culturali, specialmente per quelli di carattere artistico monumentale, meritevoli invece di ben altra sorte. L’ingrato compito di passarli in rassegna è toccato a Mario Ascheri, che, tra diverse altre situazioni di degrado, ha mostrato il caso dell’oratorio della Compagnia di San Salvatore – il Chiesino dell’Onda: destinato in antico alla devozione di questa Contrada – un importante reperto di storia cittadina e un gioiello architettonico del XVI secolo che oggi appare decadente e avvolto dalle ombre di una colpevole trascuratezza.
I successivi relatori si sono addentrati più specificamente nella descrizione degli apparati istituzionali che hanno compiti gestionali, di consulenza e di controllo in materia di Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Gabriele Nannetti, ha spiegato l’assetto normativo in materia di conservazione dei beni architettonici e paesaggistici di competenza delle Soprintendenze italiane e, in qualità di direttore di quella senese, ha commentato le difficoltà che ne derivano, sia per la non sempre agevole applicabilità delle leggi, sia per la enorme quantità di beni da salvaguardare nelle provincie di sua competenza: Siena e Grosseto, sia per l’estensione della competenza anche al patrimonio immateriale e antropologico. Gabriele Vestri, docente di Diritto Amministrativo, ha affrontato il tema dei rischi derivanti dal processo di turistificazione, che, se non controllato e non programmato, può trasformare opportunità di crescita in un fenomeno controproducente, per i danni che può arrecare ai beni monumentali e all’arredo urbano dei siti; mentre Maurizio Di Stefano, Michele Talia e Matteo Rosati – dirigente senese del Regional Bureau for Science and Culture in Europe dell’UNESCO – hanno illustrato come questo ente abbia anche il compito di fornire adeguati contributi di consulenza al fine di programmare e formulare azioni congiunte in favore dei siti gravati da criticità, specialmente nei casi di overbooking dei movimenti turistici.
Infine sono stati illustrati i successi e le problematiche relativi ad un altro importante sito UNESCO italiano, quello di Napoli. Massimo Clemente, dirigente del CNR, ha descritto le positive risultanze della collaborazione offerta da diversi enti partenopei, compresi i Rotary Club, all’impostazione di piani sostenibili per lo sviluppo turistico del centro storico di Napoli: impresa assai complessa per i condizionamenti imposti dal processo di modernizzazione, ma anche per quelli ereditati dall’antichità, come in primis l’articolata scansione urbanistica prodotta dai diversi popoli che fin dall’epoca ellenistica si sono succeduti nel dominio della città. Un lungo processo di stratificazioni, transizioni e permanenze – così l’ha definito Alessandro Castagnaro, docente di Storia dell’Architettura e Governatore dei Distretto Rotary 2101 (Campania) – che caratterizza il paesaggio storico urbano di Napoli, oggi al centro di accurati studi interdisciplinari per reperire informazioni indispensabili alla stesura dei piani di ristrutturazione architettonico urbanistica della città: compito che non poteva essere assolto senza il determinante supporto dell’ Archeologia e della proto Cartografia. Al riguardo il relatore ha mostrato un’affascinante galleria di antiche vedute di Napoli, a stampa e pittoriche, delle quali un istituto dell’ Ateneo Federico II ha riscoperto la rilevanza storico artistica, mentre la loro capacità di documentazione, grazie anche alla consulenza dell’UNESCO, è stata impiegata per la riqualificazione urbanistica funzionale ai citati piani di turismo sostenibile.
In siti UNESCO come Napoli e come Venezia, non è certamente facile equilibrare costruttivamente le esigenze dello sviluppo turistico e quelle della salvaguardia del patrimonio storico artistico. Il problema si pone anche nei centri del Senese, dove il prezioso riconoscimento internazionale amplifica il richiamo turistico e se i flussi dei visitatori vanno fuori controllo, diventa inevitabile il conflitto con l’impegno protezionistico. Un rischio che può essere corso per mancanza di un’appropriata valutazione dei movimenti turistici e, conseguentemente, dell’assunzione di adeguate contromisure, ma anche per decisioni insensate assunte dagli organi amministrativi locali. Esemplare, al riguardo, il caso dell’ecomostro di Monticchiello, castello valdorciano e antica piazzaforte confinaria del Dominio senese, dove un macroscopico agglomerato di edifici moderni è stato costruito a ridosso delle fortificazioni trecentesche, che la storia ci aveva reso praticamente intatte malgrado gli assedi e le ingiurie del tempo. Un grave vulnus del paesaggio indotto da un clamoroso errore delle istituzioni locali, a causa del quale la Val d’Orcia aveva addirittura rischiato la cancellazione dalla lista dei siti protetti dall’UNESCO.
A Siena, oltre alle situazioni critiche elencate da Ascheri in riferimento ad alcuni malandati beni artistici del centro storico, abbiamo il problema del sovraffollamento di visitatori che si verifica nei giorni del Palio e, ormai, in quasi tutto il periodo estivo. Una fortuna per la città, certamente, ma anche una minaccia portata all’integrità dei monumenti e dell’ arredo urbano, che impone attenzioni particolari verso quelle esigenze di pianificazione e di controllo dei flussi turistici che sono già state evidenziate. Alcuni relatori hanno ricordato che l’ingente patrimonio storico artistico e paesaggistico di cui beneficia l’intero territorio nazionale, e non solo quello dei siti UNESCO, merita attenzioni particolari, commentando la rilevanza, anche sociale, della gestione di valori appartenenti all’intera comunità e richiamando, conseguentemente, il coinvolgimento degli organi di governo centrali e periferici, delle istituzioni locali e della stessa popolazione in una sinergia interattiva che, specialmente nei siti in esame, non può prescindere dalla parola più frequentemente pronunciata dai relatori: consapevolezza.
Questa parola è figlia di un principio che viene avvalorato solo se la gente ha amore per il territorio in cui vive e che viene alimentato dalla curiosità delle persone per le proprie radici. In diversi interventi al convegno è stato raccomandato di stimolare e di diffondere conoscenza per acquisire consapevolezza in risposta ad un preciso dovere civico, invitando anche i Rotary a farsi parte diligente di un’azione informativa, se non formativa al riguardo. Opportunamente Ascheri ha ricordato che a Siena si sta già operando in questo senso, specialmente per merito di enti privati come le Contrade, diverse delle quali hanno organizzato visite guidate a monumenti, chiese e musei cittadini, con largo seguito di persone interessate – io stesso ne ho condotte alcune alle antiche fortificazioni della città e della Val d’Orcia – ed è doveroso segnalare come si stiano adoperando in tal senso anche le gloriose Accademie degli Intronati e dei Rozzi, l’Università Popolare e gli stessi Rotary senesi, l’impegno dei quali merita una citazione specifica.
Infatti, il Rotary Club Siena Est già nel 1980 aveva pubblicato sotto la presidenza di Luigi Bocchi e con l’assistenza dell’allora Soprintendente Piero Torriti il volume Cento Opere d’arte da salvare nel Senese, un accurato elenco critico di capolavori artistici e monumentali in forte degrado, molti dei quali sono poi stati sottoposti a restauro e pienamente recuperati, come la Madonna di Bellemme attribuita a Guido da Siena, la grande pala dipinta da Matteo di Giovanni per la chiesa della Madonna delle Nevi, il Compianto sul Cristo morto del Cozzarelli per l’Osservanza, il palazzo Bourbon del Monte di Piancastagnaio, il teatro dei Rozzi e quello poliziano degli Intrigati. In alcuni dei casi presentati l’attività di restauro era stata proposta e finanziata direttamente dal Club, che nel 1983, Presidente Raffaele Bonanni, promuoveva l’edizione di una guida, esauriente e riccamente illustrata, alle numerose opere restaurate ed esposte nella Pinacoteca senese.
In questa sede non posso elencare tutti gli interventi restaurativi patrocinati dai Rotary Club Siena e Siena Est come service autonomo, o in collaborazione e per una loro visione analitica devo rimandare agli anniversary books pubblicati a cura di Alberto Fiorini per il Siena nel 2000 e nel 2022, nonché di Raffaele Bonanni per il Siena Est nel 2003 e nel 2018 – quello del 2003 con la mia rassegna bibliografica dei volumi editi dal Club -. Tuttavia, per confermare la continuità dell’impegno per la valorizzazione della cultura artistica mostrato dal Siena Est e in sintonia con le raccomandazioni dell’UNESCO, non posso non segnalare alcuni importanti restauri eseguiti in anni recenti con il patrocinio di questo Club: ad un fine bassorilievo del Marrina (Pres. Giuseppe Nuti, 2007), alle sculture trecentesche di Giovanni d’Agostino per l’antica Porta san Francesco (Pres. Alessandro Piccolomini, 2008) e alla Residenza dei Professori di Agostino Fantastici nell’aula magna storica dell’ Università (Pres. Massimo Mazzini, 2012). Da segnalare anche il programma di visite guidate a luoghi ed opere di rilevanza storico artistica della nostra città svolte sotto le presidenze Fabbri, Frezzotti, Verhelst, Trapassi, Gaeta e Valgimigli; la sponsorizzazione delle ultime annate del Bullettino Senese di Storia Patria, gloriosa veterana tra le riviste di storia locale italiane, nata nel 1894 ed edita attualmente dall’Accademia degli Intronati; la pregevole azione sviluppata dai giovani dell’ Interact senese e finalizzata alla schedatura di quegli orribili imbrattamenti che deturpano tanti muri e muretti delle nostre strade: un fenomeno diffuso nel mondo, ma assai poco decorativo, specialmente a Siena, dove appare certamente fuori contesto e urta il buon senso delle molte persone alle quali sta a cuore il decoro della città. Non a caso l’iniziativa ha raccolto il plauso del Sindaco, che ha fatto ripulire diversi di questi obbrobri grafici.
Ma non è finita qui, perché Paolo Tiezzi Maestri, past President del Rotary Club Chiusi Chianciano Montepulciano, nonché fondatore della Soc. Bibliografica Toscana e dell’Istituto per la valorizzazione delle abbazie storiche toscane, recentemente ha avuto la brillante idea di far rivivere la Rotary Fellowship of old and rare books and prints, che raccoglie soci rotariani di ogni parte del mondo e, in sinergia con le altre istituzioni citate, compie una formidabile opera di diffusione della conoscenza dei beni culturali della nostra Regione. Mostrando elevate e utili capacità organizzative, questa Fellowship rotariana è costantemente impegnata nella realizzazione di mostre, convegni, presentazioni di libri, in Italia e all’estero, nonché nella produzione scientifica ed editoriale di numerose pubblicazioni di carattere storico artistico e bibliografico, cui collaborano studiosi di primo piano del mondo accademico ed universitario. .
Una risposta concreta, quindi, e perfettamente in linea con a quella esigenza di consapevolezza affermata da UNESCO come modalità di approccio alle criticità e come base di riferimento per validi interventi di pianificazione e di gestione in favore dei siti che hanno ottenuto l’ambito riconoscimento; una risposta nata, per di più, dai programmi che i Rotary senesi hanno svolto in anni in cui gli enti istituzionalmente preposti alle attività culturali hanno brillato soprattutto per latitanza, mostrando una inadeguatezza preoccupante a seguito della serie di occasioni perse negli ultimi anni in diversi ambiti materiali ed intellettuali. Basti ricordare la dolorosa incompiuta della trasformazione del Santa Maria della Scala o la cocente sconfitta nel concorso per Capitale Europea della Cultura 2019, ancor più avvilente proprio in considerazione dell’assegnazione del patrocinio UNESCO a ben quattro siti senesi, che ne attestava autorevolmente gli ineccepibili pregi in una dimensione internazionale.
Tornando al convegno, ho notato il non modesto interesse rivolto alle azioni promosse dagli organi che le pubbliche amministrazioni dei siti toscani tutelati dall’UNESCO hanno istituito per incrementare la collaborazione con l’ente, affidando la gestione dei relativi rapporti a qualificati funzionari: Francesco Tapinassi per la Regione Toscana; Carlo Francini per il Comune di Firenze; Alessandra Cotoloni per il Comune di Siena e Carolina Taddei per quello di San Gimignano; mentre il Comune di Pienza ha addirittura delegato il vice sindaco, Giampietro Colombini. Nei loro interventi sono state descritte le molteplici attività pianificate e svolte, dalle quali è auspicabile possa derivare un sempre maggiore sostegno pubblico alla diffusione e all’affermazione del concetto di consapevolezza più volte richiamato.
Devo, infine, segnalare la partecipazione ai lavori assembleari di rappresentanti del locale Club UNESCO, che ha avuto tra i fondatori eminenti figure della cultura cittadina come Mario Ascheri, Enzo Mecacci ed Enrico Toti; nonché citare con lode il proficuo, dinamico impegno di altre due associazioni privatistiche senesi: Amici delle Mura e La Diana, che provvedono al patrocinio, rispettivamente, delle antiche fortificazioni urbane e delle suggestive fonti medievali, con le straordinarie gallerie di adduzione delle acque chiamate bottini.
Per chiudere con alcune note di cronaca, ricordo che il convegno è stato aperto dall’indirizzo di benvenuto delle autorità rotariane: il Governatore del Distretto 2071 (Toscana), Nello Mari, e il Presidente del Rotary Club Siena, Duccio Panti, cui hanno fatto seguito i saluti del Sindaco Luigi De Mossi, del Cardinale Augusto Paolo Lojudice, del Senatore Silvio Franceschelli e dell’Onorevole Francesco Michelotti; i lavori assembleari si sono poi protratti nella sala Calvino del Santa Maria della Scala, dove hanno preso la parola anche illustri ospiti stranieri. Nel pomeriggio di venerdì 14.4 i convegnisti si sono spostati a San Gimignano e nella mattina della domenica successiva a Pienza, dove la convention rotariana si è chiusa con la designazione del Club che tra due anni ospiterà il prossimo convegno, ovvero, guerra permettendo, quello di Leopoli in Ucraina. La cena di gala, organizzata nelle prestigiose sale della villa cardinalizia di Vico Bello, dopo il consueto cerimoniale degli “inni alle bandiere” è stata introdotta dal Presidente del Rotary Club Siena Est, Mario Valgimigli, che ha detto elevate parole sulla felicità che nasce dalla bellezza; hanno fatto seguito lusinghiere espressioni di gratitudine rivolte dal Governatore Nello Mari e dalle autorità rotariane presenti agli organizzatori del convegno. A tutti i rotariani che hanno contribuito al successo dell’importante evento è giunto il plauso del Sindaco De Mossi e degli oltre duecento invitati che hanno animato la serata in un’atmosfera di sobria eleganza.
Siena Congress srl ha svolto egregiamente i compiti di segreteria sotto l’attenta direzione di Andrea Tiribocchi (Rotary Club Siena), Fabio Fiorini (Rotary Club Chiusi Chianciano Montepulciano) e Silvia Trapassi (Rotary Club Siena Est), che con Micaela Papi (Rotary Club Siena Montaperti), Angelo Minutella (Rotary club Alta Valdelsa) e Alessandro Bandinelli (Rotary club Valdelsa) hanno dato vita al Comitato organizzatore del convegno: a loro va attribuito il merito di aver gestito e condotto con rara, esemplare dedizione questa pregevole iniziativa rotariana.
Qua potete trovare tutte le foto dell'evento https://www.rotaryforunesco2023.org/gallery/
Qui invece un video ricordo dell'evento https://youtu.be/_pu_p949ck0